Il periodo di lockdown ha imposto a tutta la popolazione misure necessarie per la salvaguardia della salute collettiva, tra le quali non solo rigorose restrizioni negli spostamenti, ma anche ampie limitazioni nella pratica di attività fisica all’aperto; tali regole hanno inevitabilmente condotto ad una drastica riduzione nella pratica di esercizio fisico e ad un aumento della sedentarietà.

Tra le categorie maggiormente interessate da quest’ultimo aspetto vi è sicuramente quella degli sportivi, i quali si sono trovati costretti ad affrontare più di due mesi senza la possibilità di correre o di effettuare allenamenti in pista, necessari per alcune specialità quali, ad esempio, i lanci e i salti dell’atletica leggera. La ripresa dell’attività sportiva, in particolar modo a livello agonistico, risulta essere un momento potenzialmente critico, nel quale è necessario adottare piani di allenamento, elaborati ad hoc da esperti preparatori atletici, che prevedano un ritorno graduale alla forma fisica ottimale e alla normalità, senza incorrere in infortuni. Questi ultimi rappresentano infatti la principale insidia di questa fase di transizione: nel corso di questi mesi, molti atleti hanno dedicato le proprie sessioni di allenamento casalinghe al potenziamento e allo svolgimento di esercizi di forza, accantonando necessariamente gli aspetti più tecnici del gesto atletico.

Non bisogna inoltre dimenticare l’aspetto emotivo, legato al timore di ricominciare o, al contrario, all’eccessivo entusiasmo e voglia di recuperare quanto non è stato fatto in quest’ultimo periodo.

In questo contesto si inserisce il grande contributo della tecnologia e delle tecniche di analisi del movimento: queste consentono infatti di indagare nel dettaglio il gesto atletico di molteplici specialità sportive, evidenziandone gli eventuali deficit.

Tali test possono quindi risultare di grande supporto ai preparatori atletici nella programmazione di piani di allenamento non solo volti ad una ripresa graduale e moderata, ma anche personalizzati per il singolo atleta, in base alle condizioni di ripartenza specifiche e alla disciplina e specialità praticate.

Tra i principali fattori di rischio, oltre ad un eccessivo carico di lavoro, vi è infatti anche l’esecuzione di un gesto tecnico non corretto. È infine importante sottolineare la necessità per l’atleta di non incorrere nel rischio di recidiva, ovvero di un secondo infortunio che interessa la medesima zona del corpo, causando in alcuni casi anche diversi mesi di interruzione dell’attività agonistica.

Può infatti accadere che un atteggiamento posturale scorretto causi il sovraccarico di un’articolazione o della muscolatura e che, a seguito di attività sportiva, ne consegua un vero e proprio infortunio; risulta quindi fondamentale non solo trattare l’infortunio in modo adeguato, ma anche individuare gli atteggiamenti posturali che ne sono la causa, mediante un’analisi del movimento accurata e completa. L’oggettività e affidabilità dei dati ottenuti dai test rende quindi possibile seguire l’atleta nel suo percorso sportivo in ogni sua fase, valutando e quantificando i progressi e supportando il lavoro dei preparatori atletici nelle fasi più delicate della sua carriera e nell’ottimizzazione della performance.

Ing. Chiara Gambirasio